Tracce

Ogni espressione artistica è l’incontro tra due mondi: quello circostante e quello che nel tempo abbiamo visto crescere in noi. Un mondo dunque esterno, in divenire, governato dalle leggi di una natura e di una società che sfuggono al controllo individuale, ed un mondo interiore, intimo, condizionato da un sapere e da un vissuto personale che ci conferiscono una sensibilità unica.

Ogni qualvolta queste sfere entrano in contatto, e la vita è un incessante rapporto tra tali due mondi, l’artista avverte forte la necessità di esternare il proprio sentire nelle modalità che gli sono proprie. Una visione critica la sua, una sottesa dichiarazione di appartenenza a quell’universo comune delle cui sorti sente il dovere morale di farsi carico.

Un rapporto in divenire, facilmente riscontrabile se si osserva il percorso d’arte e di vita di ciascun artista.

La produzione di Cecilia Piersigilli, i cui lavori seguo da anni, è un lampante esempio di quanto il rapporto tra interiorità ed esteriorità possa contrassegnare un processo evolutivo verso l’alto che, nella fattispecie, ha portato le sue rappresentazioni ad arricchirsi progressivamente di implicazioni concettuali mentre la relazione con la forma ed il colore andava scemando.

Con un variegato bagaglio di esperienze che vanno dal gioiello al design, il suo impegno in ambito pittorico prende avvio in età giovanile quando realizza ritratti e paesaggi che, riproduzioni del mondo reale, vedono, in uno stile già personale, una giovanile predominante attenzione per la componente tecnica.

In età più adulta, superato l’interesse per la figura umana, sono i grandi manufatti a divenire il suo principale oggetto di indagine. Antiche architetture e vecchi borghi, testimonianze di una cultura in cui l’artista riconosce le radici più nobili dell’umanità, sembrano liquefarsi in rappresentazioni dove la roccia ed il terreno sottostanti si impregnano del colore della storia.  Un percorso, quello di Cecilia Piersigilli, che, nel prendere progressivamente le distanze da una mera visione del sensorialmente percepibile, approda ai luoghi più sottili e intriganti dell’intuizione e del sentimento.

Il colore e la forma si dissolvono così, nei suoi lavori più recenti, per dare spazio alla materia inerte con la sua consistenza monocroma. Opere nelle quali piccoli frammenti, tracce preziose di ciò che un tempo furono archi, colonne e modanature, affiorano in un oblio magmatico dove tutto è ineluttabilmente destinato ad essere inglobato.

Il senso del divenire pervade oggi questi lavori senza luogo.

 

                                                                                                                                            Giuseppe Salerno

Critico d'Arte

Cecilia Piersiggilli

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